IPCC: Global Warming of 1.5 °C

j F Y in In Evidenza

Con il suo Special Report 2018 “Global Warming of 1.5 °C l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) riunitosi ad inizio ottobre 2018 a Incheon, in Corea del Sud,  ha evidenziato come la temperatura media globale è ormai aumentata di 1°C rispetto il valore pre-industriale. Questo comporta, come riporta il Report IPCC, che si stanno già vedendo le conseguenze del riscaldamento globale, quali l’aumento di eventi meteo estremi, l’innalzamento del livello del mare, la diminuzione del ghiaccio marino in Artico. Questo grido di allarme sul clima ed i suoi rapidi cambiamenti, viene dettagliato considerando che se il riscaldamento globale venisse limitato a 1.5°C anziché 2°C o più, l’impatto del cambiamento climatico sul nostro Pianeta non potrebbe essere evitato, ma attenuato in modo considerevole; così: (i) entro il 2100 l’innalzamento del livello del mare su scala globale sarebbe più basso di 10 cm con un riscaldamento globale di 1.5°C rispetto a 2°C; (ii) la probabilità che il Mar Glaciale Artico rimanga in estate senza ghiaccio marino sarebbe una in un secolo con un riscaldamento globale di 1.5°C, mentre sarebbe di almeno una ogni decennio con un riscaldamento globale di 2°C; (iii) le barriere coralline diminuirebbero del 70-90% con un riscaldamento globale di 1.5°C, mentre con 2°C se ne perderebbero praticamente tutte, >99%.

IPCC_Special_Report_on_Global_Warming_of_1.5_ºC

Ancora più recentemente, la Conference of Party COP-24, conclusosi a Katowice in Polonia, se da un lato ha si confermato gli accordi di Parigi definendone le regole per rendere pienamente operativo l’accordo, dall’altro ha ribadito che con le odierne politiche governative l’impegno attuale porterebbe la temperatura a fine secolo a raggiungere e superare i 3°C, oltre il doppio di quel 1.5°C che l’IPCC ha raccomandato come limite da raggiungere nel 2100.

Indispensabile quindi diviene l’impegno delle nazioni nel raggiungere l’obiettivo “+1.5°C”, che non può prescindere anche dall’impegno dei singoli cittadini. Infatti si deve considerare che il clima è fortemente influenzato da processi antropici e naturali che, modificando la composizione dell’atmosfera, ne influenzano il suo bilancio radiativo e di conseguenza la temperatura del Pianeta va così via via riscaldandosi. Va inoltre considerato che clima e qualità dell’aria costituiscono due facce della stessa medaglia poiché molti dei composti inquinanti emessi dalle attività umane sono anche importanti composti climalteranti a vita lunga (CO2) o breve (ozono troposferico, metano, black carbon, …). Proprio la cattiva qualità dell’aria, oltre a creare problemi al clima, risulta responsabile di oltre 500.000 morti premature in Europa, delle quali oltre 80.000 interessano l’Italia. Questo è quanto ha riportato recentemente l’Agenzia Europea per l’Ambiente nel Report 2018, ricordando inoltre che la maggior parte delle morti premature in Italia riguardano la Pianura Padana.

Nessuno di noi, quindi, può pensare che queste “non buone notizie” relative alla difficile situazione climatica così come ai gravi danni alla salute prodotti dall’inquinamento atmosferico, non lo riguardino o non lo tocchino: significherebbe non aver compreso la gravità della situazione. L’atmosfera non ha confini, e quanto viene emesso in un luogo specifico nel nostro paese o del nostro continente (sia esso in pianura o montagna), va comunque ad influenzare l’atmosfera, quella delicata “buccia” che avvolge la Terra, e che troppo spesso è facilmente maltrattata con grande ignoranza, piuttosto che curata con grande attenzione.

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